La paura

(di Achille Poretta)

E’ tornata la PAURA, ma rispetto a questa primavera indossa vesti del tutto nuove. Breve critica a tutti i leader che governano questo nostro straordinario Paese.

Notizie dal fronte. E’ da l’altroieri che abbiamo ripreso le nostre normali vite produttive (al lavoro, a scuola, nei servizi,…) e già torna a serpeggiare la PAURA. Ne ho parlato con i colleghi di @Digisophy, con alcuni manager nei settori manufacturing e logistica – dove lo smart working è prevalentemente precluso – con due insegnanti delle scuole superiori e con un piccolo imprenditore del settore dei serramenti.
E naturalmente in famiglia, per regolare il conto della parità di genere, vivendo in una unità fortemente gyno-biased: divido le mie serate con moglie, figlia e cucciolotta. Più due pesci rossi che, notoriamente, non hanno evidenti caratteri sessuali secondari, ma che a mio avviso hanno capito benissimo da che parte conviene schierarsi.

Bene, qual è la sintesi che esce da questo modesto osservatorio? Le cose stanno così: c’è una maledetta paura che chi ci governa incasini tutto. Cito a memoria:

  • Qui se bloccano ancora tutto mi tocca tornare in banca e questa volta sono dolori.
  • E’ mai possibile che non riesca a trovare il vaccino per l’influenza? Ma c’erano mesi per pensarci!
  • Non si capisce niente. La Azzolina dice una cosa, Fontana un’altra, Sala un’altra ancora. Ma lunedì c’è scuola o no?
  • Perché non hanno preso quei poveretti di Flixbus che sono senza lavoro e non li hanno messi a fare i servizi urbani?
  • Però abbiamo i banchi con le rotelle. 20. Per 900 studenti.
  • Ho 500 persone in stabilimento e magazzino e nessuna assistenza dai presidi territoriali, devo inventarmela io giorno per giorno.
  • Ma c****, un focolaio al Sacco? Ero sicuro che avrebbero imparato e invece niente…
  • 5 ore in macchina per un tampone? Mi conviene prendere un volo covid-free e in mezz’ora me lo fanno.
  • Ho scaricato Immuni e mi ha segnalato che ero stato vicino a un positivo. Ho chiamato l’ATS: non sapevano niente di niente. Il medico di base? Idem. E io dove la metto questa segnalazione? Esatto!

Con tutto il mio più profondo rispetto e tutta la mia compassione per chi ha sofferto e sta soffrendo la malattia, oggi paradossalmente i nostri incerti leader fanno più paura dei virioni.

“Sì, ma non si può fare di ogni erba un fascio!”, mi hanno fatto saper i miei pesci rossi. Sì che si può, anzi, si deve. Perché questa è la sintesi che c’è nella testa del nostro meraviglioso popolo, frastornato da estenuanti distinguo parcellizzati. Come un asino impaurito, non sa da che parte arriverà il bastone. E invece meriterebbe una splendida carota. Altrimenti, prima o poi scalcia.

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